Bugie: la tradizione (romana) del Carnevale
La vita, nelle corti dei castelli, non deve essere stata sempre così divertente. Al netto dei balli e dei banchetti, le donne si lasciavano consumare dalla noia. Ed era così consuetudine, ritrovarsi tra duchesse, contesse, dame e damigelle per fare due chiacchiere, raccontare storie di nobili decaduti tra verità e dolci bugie.
Le stesse parole che presto diventarono un dolce: le bugie e le chiacchiere.
La loro origine, però, è ancora più antica. Dobbiamo spostarci lungo la storia, dall’età moderna a quella romana. Si chiamano fritcilia, sono fritte nel grasso di maiale e prodotte in occasione dei Saturnali, il Carnevale ai tempi di Apicio, settimane di feste popolari.
Oggi, le chiacchiere sono il simbolo del Carnevale, quel tempo che guida l’uomo e la natura verso la Primavera.
Per noi di Perino Vesco sono le bugie ma, come è tipico dell’Italia, ogni territorio ha la sua tradizione.
Vengono chiamate Gasse nel basso Alessandrino, Risòle nel sud del Piemonte oppure Gale a Vercelli mentre in Val d’Aosta sono definite Merveilles. Cenci in Toscana, Fiocchetti in Romagna, Intrigoni in Emilia, Grostoi in Trentino, Frappe a Roma, Galani in Veneto, Meraviglie in Sardegna, Testi di Turchi in Sicilia e Cròstoli in Friuli. Insomma, ce ne è per ogni regione e campanilismo.
Noi vi aspettiamo in Via Cavour o in Via Lamarmora per assaporare il gusto sostenibile della filiera, secondo Perino Vesco.