Responsabili per una filiera giusta e sostenibile
È necessario partire dall’etimologia di una parola per identificarne il senso più profondo e così anche le sue applicazioni contemporanee. Il sostantivo a cui facciamo riferimento è artigiano, le cui radici affondano proprio nella cultura latina.
Da ars, artis e quindi arte ma anche professione e talento e, più in generale, ogni abilità materiale o spirituale.
Siamo artigiani, del pane e, più in generale, delle materie prime di origine contadina da cui prende forma il nostro progetto di fornai.
Ed essere artigiani significa sostenere una filiera, in un esercizio che, per sua stessa natura, include costi e benefici. Scegliere di essere artigiani implica decisioni coraggiose, a tratti poco convenienti, che (forse) si contrappongono all’idea di standardizzazione che, secondo i più, è propria dell’industria.
Nel corso del tempo, abbiamo nutrito la parola ‘artigianalità’ con altre forme che appartengono alla lingua italiana come creatività, estro, visione, cura ma anche differente, non convenzionale e capace di distinguersi. Ma torniamo a quanto detto sopra: sarà forse la capacità, che è anche dell’artigiano, di saper replicare il proprio talento (e quindi di standardizzare i prodotti) e non renderlo più tale? Di questo non ne siamo così convinti.
Siamo artigiani, e vogliamo dirlo a gran voce, perché ogni giorno ci impegniamo per ripetere e rendere replicabile il nostro saper fare.
Ma quali sono i costi delle nostre scelte? La salvaguardia del lavoro contadino che, per sua natura e per quanto ci riguarda, non può che essere naturalmente biologico. E con un clima che cambia ed evolve, con rischi appurati per quanto riguarda le piccole produzioni, è più oneroso. Ma giusto.
Per tutti: per noi, per i prodotti che realizziamo e per chi li acquisterà.