
Nell’era dei Social
Nell’era dei social siamo sempre più abituati a “standardizzare” le immagini. A ricondurle ad uno schema più semplice, sintetizzando. A dire il vero già Piet Mondrian, che molti di noi conoscono per le sue griglie a rettangoli gialli, rossi e blu, era partito disegnando i rami degli alberi. E poi, poco a poco, quei rami erano diventati piccole gabbie nere riempite, con un delicato equilibrio, talvolta di colore pieno e poi di bianco. Ecco, noi siamo partiti da lì e siamo arrivati a Instagram: giorno dopo giorno pubblichiamo fotografie, spesso anche dalla composizione complessa e articolata, come un paesaggio, e poi, figli dell’industria, dei tubetti di vernice e degli schermi LCD, li affianchiamo a 3, 4, 5 colori fondamentali che a detta nostra ne costituirebbero la “palette”.
Ma cosa succede se invece ci dimentichiamo della palette e ci perdiamo nel paesaggio? Se usciamo dal pieno del colore e cerchiamo di apprezzarne la corposità, le smagliature, la vita? Succede questo. Succede che il panettone, quello vero, non è più tutto uguale, finto e sbiancato dalla pubblicità. È di un giallo vivo, vivo perché brulicante di sfumature e imperfezioni. Dentro -oltre all’uvetta, s’intende- troviamo il mondo. Un mondo che ci assomiglia. E che speriamo più buono di un rettangolo giallo.